Cardiochirurgia bologna e aritmie cardiache

La cardiochirurgia a Bologna permette di risolvere numerosi problemi che possono interessare il sistema cardiovascolare, come le aritmie cardiache non risolvibili con l’uso di farmaci antiaritmici o anticoagulanti. L’evoluzione di questa branca ha consentito lo sviluppo di moderne tecniche chirurgiche che permettono al paziente di vivere con minore trauma e stress l’intervento chirurgico.

Trattamento chirurgico della fibrillazione atriale

Novità, ad esempio, vi sono per il trattamento della fibrillazione atriale.
E’ possibile oggi intervenire con una tecnica mininvasiva, realizzata grazie anche all’uso della robotica.
La fibrillazione atriale è una comune patologia che altera il ritmo cardiaco a causa di un’anomalia dei segnali elettrici trasmessi al cuore, essa non fa contrarre gli atri che iniziano quindi a tremare. La mancata contrazione non permette di pompare il sangue in modo corretto verso i ventricoli, con conseguente ristagno di sangue negli atri. Questo può creare coaguli ed emboli che a loro volta, se entrano in circolazione, possono causare ictus.

La tecnica chirurgica mininvasiva per il trattamento della fibrillazione atriale prevede un taglio di circa 2-3 cm su un lato del torace, attraverso questo taglio si raggiunge l’atrio sinistro interessato dalla patologia e si procede ad un’ablazione dei gangli intorno alle vene polmonari con l’erogazione di energia a radiofrequenza. Si tratta di una procedura che non comporta rischi, eseguita sul paziente sveglio, con una durata inferiore ad un’ora.
E’ bene però sottolineare che per questa patologia è oggi possibile anche attuare prevenzione tramite un semplice esame del sangue, sembra, infatti, che l’insorgenza della fibrillazione atriale sia connessa ad un’elevata presenza di omocisteina ed è quindi possibile sapere se si è soggetti a rischio. Il rischio di fibrillazione atriale, inoltre, aumenta in caso di obesità e cattive abitudini alimentari.

Aritmie cardiache e pace-maker

specialisti di cardiochirurgia a BolognaNel caso in cui le aritmie non derivino da un problema di fibrillazione, ma semplicemente il paziente manifesta un’accelerazione del battito (tachicardia), un rallentamento (bradicardia) o un andamento anomalo, la soluzione può essere l’uso di un pace-maker.
Si tratta di un dispositivo che invia segnali elettrici al cuore e, di conseguenza, regola il ritmo cardiaco. La tecnica classica prevede l’inserimento sul petto, nel sottocute, di una piccola scatoletta contenente la batteria ed un generatore, da essa partono dei fili che arrivano al cuore e trasmettono gli impulsi. Questa tecnica di sicuro ha migliorato la qualità della vita dei pazienti, ma ulteriori passi avanti sono stati fatti.

I limiti del pacemaker tradizionale sono dati dalla durata, dalla presenza dei cavi che possono dar luogo ad infezioni, soprattutto a coloro che sono immunodepressi, e dal punto di vista estetico, la scatoletta applicata sotto cute è visibile ad occhio nudo. Per superare tali limiti nasce la nuova generazione di pace-maker applicati direttamente nel cuore, senza cavi. Si tratta di un dispositivo di soli 2 centimetri e del peso di soli 2 grammi, che viene inserito nel ventricolo destro del cuore tramite un intervento in endoscopia che prevede un piccolo taglio al livello inguinale e l’inserimento in arteria femorale. Oltre ad essere completamente invisibile, ha una batteria con durata maggiore (fino a 14 anni) ed evita il rischio di infezioni.

Reply