Il mammut di nuovo sulla terra
“A volte ritornano”. Questa è la frase di uso comune quando qualcosa o qualcuno sta per riapparire nelle nostre vite in maniera completamente inaspettata. Ma di chi si tratterà stavolta? Ebbene sì, avete capito bene: di un mammut.
Che la scienza moderna sia capace di compiere scoperte a dir poco sbalorditive è ormai cosa nota a tutti. Ma nessuno avrebbe mai pensato che grazie alla genetica si sarebbe potuto ricreare un essere vivente così remoto.
La de-estinzione e il mammuffante
La pratica di riportare in vita esseri viventi, chiamata de-estinzione, ha una funzione molto legata all’ecologia ed alla preservazione dell’ambiente, in quanto se una specie si estingue il suo habitat cambia in modo drastico.
Questo è il motivo per cui, attraverso l’ingegneria genetica, che consiste nell’innesto del genoma di un animale estinto con il suo parente più prossimo, si sta cercando di sviluppare un “modello ibrido” il cui risultato sarà una sorta di “fusione” tra mammut ed elefante, che prenderà il nome di “mammuffante”.
Secondo quanto affermato dal professor Church, questo nuovo essere vivente somiglierà molto all’elefante moderno, ma avrà molte caratteristiche dell’antico mammut, come il sangue freddo, le orecchie piccole, ed il pelo.
Il suo sistema immunitario sarà reso compatibile con l’ambiente grazie all’analisi di brevi sequenze di DNA che porteranno ad un processo di manipolazione genetica (denominata Crispr) ed alla creazione di embrioni i quali, allevati in un grembo artificiale, formeranno un sistema immunitario forte e capace di resistere all’ambiente esterno odierno.
Gli approcci della de-estinzione: perche’ l’ingegneria genetica?
La pratica della de-estinzione si è evoluta in 3 approcci.
Il primo consiste nell’allevare le specie simili all’animale estinto, allo scopo di poterne creare una versione più simile possibile.
Questo approccio può essere usato solamente con animali viventi.
Il secondo tipo di de-estinzione è la clonazione, nella quale vengono utilizzate le cellule di animali estinti, purchè se ne possieda il codice genetico completo in buone condizioni (e questo non è certo il caso del mammut). Tale tecnica viene usata molto spesso con animali a rischio estinzione.
Essendo entrambi questi due metodi inadatti a ricreare il mammut per i motivi indicati nelle righe precedenti, l’unica soluzione risiede nel terzo approccio della de-estinzione, la manipolazione genetica. Essa, pur non portando alla riproduzione dell’esatta copia dell’animale estinto, consente comunque di generare esseri viventi simili a quelli estinti per caratteristiche sia fisiche che comportamentali.
Il benefici ecologici
La riproduzione di questa specie, secondo il professor Church, potrebbe portare un beneficio all’ambiente molto importante: i mammut, infatti, spostando enormi quantità di neve con il loro movimento, rallenterebbero il disgelo della tundra artica ed il cambiamento climatico; inoltre, abbattendo gli alberi e trasportando i semi delle piante, contribuirebbero alla crescita della vegetazione, permettendo a quest’ultima di ricevere una quantità maggiore di luce.
Riusciranno i nuovi mammufanti ad integrarsi con le specie esistenti? Per scoprirlo, ci affidiamo al potere della scienza.
Suggerito da: TG24 Sky Scienza
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